Prefazione

Authors

  • Camilla M. Cederna

Abstract

Chaque traduction est porteuse de loccasion qui la suscit: son destin rejoint tout fait celui de la mise en sce. On ne peut les fixer en modes, ni lune, ni lautre. Idlement, chaque oque, sa reprentation. A chaque reprentation, sa traduction. Car traduire, cest dreprenter, prenter autrement.[1]

(Ogni traduzione contiene in sloccasione che lha suscitata: il suo destino coincide con quello della messa in scena. Non si possono fissare come modelli, nluna, nlaltra. Idealmente, a ogni epoca la sua rappresentazione. A ogni rappresentazione, la sua traduzione. Poichtradurre significa girappresentare, presentare diversamente.)

Il presente volume il punto di arrivo di alcune riflessioni sviluppate nel corso del seminario Traduzioni, adattamenti e adozioni. Tradurre il teatro del Sei e Settecento oggi, svoltosi durante il festival della traduzione di Napoli, Tradurre (in) Europa, il 23 novembre 2010. Tale festival stato lultimo ricchissimo evento della serie di appuntamenti del Progetto EST-Europe as a Space of Translation, il progetto europeo plurinazionale (Italia, Francia, Austria, Turchia, Germania, Romania), finanziato con fondi del programma cultura dellUnione Europea e nel quale lUniversitdegli Studi di Napoli LOrientale riveste il ruolo di Ente promotore e project manager.

Desidero ringraziare la mia amica Camilla Miglio, grande studiosa e anima del festival, per i suoi consigli, la sua straordinaria energia umana e professionale, senza la quale questo progetto non avrebbe mai visto la luce.

Attraverso i loro interventi gli autori cercano di rispondere ad alcune domande relative alla forma e ai modi della traduzione teatrale e in particolare circa il ruolo svolto dalla traduzione nel tentativo di restituire e riattualizzare per un pubblico moderno opere del teatro classico. Nel caso di Carlo Goldoni, per esempio, davanti a quali sfide si sono trovati e si trovano oggi i suoi traduttori francesi, e negli anni pirecenti, come stata pensata la traduzione per la messa in scena delle sue opere (Camilla Cederna)? Quale testo deve essere pubblicatonel caso di autori come Carlo Gozzi, per esempio, il testo drammatico che lascia trasparire l'ibridismo del testo originale o il testo scenico (Franise Decroisette)? Come tradurre adattare in francese un autore tragico come Vittorio Alfieri che si caratterizza per la ricerca di asprezze foniche, di spezzature e di ardite dislocazioni verbali che contrastano la sintassi piana del francese(Vincenza Perdichizzi)? In che modo una data traduzione puinfluenzare le scelte registiche nella messa in scena di un classico, e anzi di un testo notissimo come Lavaro di Molie(Paola Ranzini)? Quali problemi e quali scelte presenta, rispetto al lavoro a tavolino del traduttore solitario, la trasmissione linguistica, culturale e teatrale di testi del repertorio classico straniero (Carlo Goldoni) presso un pubblico giovanile di lettori e spettatori francesi (Lucie Comparini)? Quali possono essere le ragioni e le sfide imposte da traduzioni-adattamenti della drammaturgia shakesperiana in dialetti italiani o in ricreazioni o pastiches tra lingua e dialetto(Piermario Vescovo)?

[1] Jacques Lassalle: Du bon usage de la perte, in: Traduire, numero speciale della rivista Thtre/Public 44 (1982), pp.1213.

Downloads

Published

01-10-2014